Sono molti i fattori che oggi ci spingono a pensare il soggetto e l’identità come problemi urgenti e, molto spesso, drammatici. Conflitti etnici, religiosi, economici (tutto ciò che il ridimensionamento percettivo del mondo ha contratto nel termine di globalizzazione) e che in maniera forse inaspettata hanno fatto risorgere nel modo peggiore la vecchia nozione metafisica dell’identità, quando l’Occidente credeva ormai di essersene sbarazzato, o di averla prudentemente ridimensionata. Eppure, è proprio a partire da questo sforzo di riduzione, con cui il pensiero occidentale, soprattutto nel secolo scorso, ha analizzato il soggetto, che oggi (nuovo secolo) possiamo interrogarci nuovamente circa il risorgere di queste medesime urgenze. Di quello "sforzo", il presente libro intende analizzare uno dei passaggi certamente più importanti e significativi: quello che nella seconda metà del ’900 contrappone il poststrutturalismo di Foucault (in cui la negazione della soggettività metafisica dell’Uomo è posta, sotto il segno di Nietzsche, come indagine sui processi di soggettivazione) allo strutturalismo fenomenologico di Merleau-Ponty (in cui l’identità è riportata, in termini antimetafisici, alla carne del mondo). Ciò che lega il confronto fra i due autori sul tema del soggetto (a parte alcuni significativi dati biografici relativi alla formazione di Foucault) è però il costante impiego dei concetti di anima e di corpo e delle problematiche relative al loro rapporto. Ma mentre Merleau-Ponty utilizza questi concetti come gli elementi strutturali della percezione, Foucault ne ricerca il loro statuto epistemologico, nelle cui differenze storiche si riflettono i diversi rapporti di potere che, secondo le varie epoche, agiscono nella soggettivazione degli individui. Allo stesso tempo, la differenza che Foucault rivendica dal suo maestro nasconde una ricchezza di intrecci e di punti di vicinanza, o di contatto, che la polemica anti-strutturalista ha più spesso contribuito a nascondere. Fra questi, il libro indaga in particolare la questione del linguaggio e, più ancora, quella dell’antiumanismo connesse alle diverse analisi del rapporto anima-corpo sviluppate dai due autori. Ma soprattutto, i diversi percorsi riguardo al tema del soggetto ci permettono di fissare in modo preciso anche le questioni che oggi rimangono aperte. Se Merleau-Ponty procede infatti verso una costante riduzione del Cogito cartesiano, per giungere infine alla riduzione del primato dell’uomo nella reversibilità della carne, Foucault sembra muoversi in tutt’altra direzione: riaffermata la riduzione del cogito, e assunto il tema dell’antiumanismo da Nietzsche e da Heidegger, con la cura di sé egli pone nuovamente il problema della libertà del soggetto nel rapporto etico con la comunità e col mondo. È dunque possibile pensare il soggetto al di là della metafisica post-cartesiana, ma anche – soprattutto – al di là dell’Uomo delle scienze umane e della modernità? L’analisi di Foucault sembra rispondere positivamente, riaprendo in modo inaspettato anche il confronto con altre posizioni del pensiero contemporaneo.